L’irresistibile fascino che Ernest Hemingway (1899-1961) suscitò e suscita ancora è dovuto non solo ai successi letterari, riconosciuti con i premi più prestigiosi come il Pulitzer (per Il Vecchio e il Mare, nel 1953) e il premio Nobel per la Letteratura nel 1954, ma anche e soprattutto perché in un’unica personalità si intrecciarono la figura di libero viaggiatore all’insegna dell’avventura, il volontariato e il ruolo di corrispondente di guerra, l’appartenenza alla “Lost Generation” e, infine, l’epoca di pescatore in acque cubane.
Pur in contatto con le avanguardie, fu propenso all’uso di uno stile narrativo che prediligeva la semplicità che gli permetteva di far convergere l’attenzione del lettore sulla problematica dei suoi personaggi. Tra i titoli più famosi vanno senza dubbio citati “Addio alle armi” (1929) e “Per chi suona la campana“(1940). Secondo la critica, la produzione di racconti costituisce la miglior parte della sua opera letteraria. Nel 1938 l’autore li ricompilò nella raccolta “I primi quarantanove racconti“. (continua…)
Fonti: materiali Scuola di Scrittura
Traduzione, parafrasi: Nadia Zamboni Battiston
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