Tra le nebbie (1)

Gli scenari frammentati e incisivi di “Seta” di Alessandro Baricco

Nei 65 brevi capitoli di Seta di Alessandro Baricco sono contenuti tutti gli ingredienti di un grande romanzo epico: amore, viaggi, esotismo, guerra, inganno, morte. Dovessimo, però, rintracciare una descrizione del protagonista, Hervé, o della bellissima moglie, Helène, non andremmo oltre le poche righe in cui si catturano scarne informazioni, come il fatto che il padre avesse previsto per Hervé un’esistenza monotona, visto il suo carattere poco “virile”, e la descrizione delle sensazioni che i meravigliosi capelli, o la bellissima voce, di Helène suscitano in Hervé e che in una scena fanno scattare un’inedita gelosia. Dunque il narratore onniscente sembra affidare ad altri personaggi del romanzo il compito di tracciare un ritratto dei protagonisti, ma soprattutto è il lettore a doversi attivare come non mai per costruirsi il percorso di una grande passione che resta sempre e comunque “impalpabile”. E siamo d’accordo tutti, credo, sul fatto che i due termini siano antitetici, per cui ecco rivelata la grandezza di questo romanzo.

La storia è narrata attraverso quadri che si mantengono permanentemente “senza cornice”, per cui abbiamo la sensazione di non poter mai giungere ad avere informazioni solide, sentiamo di non aver colto del tutto le situazioni, quasi come se stessimo osservando una scena attraverso lo spioncino della porta di casa. L’imprecisione dei contorni ci porta verso l’ignoto, proprio come Hervé si avventura nel lontanissimo Giappone.

Il lettore si muove come il viaggiatore senza mappe, tra le nebbie di una narrazione che si fonda su poche descrizioni opportunamente ripetute, come vedremo nel post specifico sulla struttura del romanzo, e che si scontra con una visione imperativa e allo stesso tempo totalmente sfuggente di una donna dagli occhi di taglio non orientale, di cui percepiamo la delicatezza della pelle e l’imperiosità del desiderio, ma che non arriveremo mai a vedere nella sua totalità corporea. L’analisi dei singoli personaggi la tratterò in un post a parte, così come la specifica concezione del tempo, dello spazio e degli oggetti che contribuisce a rinforzare l’enigmaticità dell’intera opera.

Trattandosi di un romanzo pubblicato nel 1996, divenuto fenomeno letterario mondiale, con tanto di film di François Girard nel 2007, non credo proprio di commettere uno spoilering facendo una breve descrizione della traiettoria del protagonista. Motore della vicenda, è uno dei pochi aspetti che potremmo classificare come convenzionale nell’opera di Baricco: il conflitto più ancestrale e universale, ovvero la passione amorosa contrastata. Fino a quando Hervé giunge in Giappone e vede per la prima volta la donna misteriosa, potremmo dire che la sua esistenza è priva di scossoni, salvo il conflitto con il padre che ha predisposto per lui una carriera militare non desiderata. Il viaggio in Giappone gli permette di saltare l’ostacolo, di confrontarsi con lingue e usi sconosciuti e, soprattutto, con una figura di potere esotica e temibile, Hara Kei, marito-padrone della donna misteriosa. Mosso dall’intrigante figura, Hervé compie reiterati e massacranti viaggi, fino a quando la storia ha una svolta drammatica -con ingredienti vari e inappellabili come la guerra, l’evidenza della crudeltà di Hara Kei e la totale assenza della donna misteriosa (il marito, comprendendone l’infedeltà, l’ha uccisa forse? Non lo sappiamo, ma quello che importa veramente è che non la vedremo mai più). Hervé abbandona per sempre qualsiasi speranza e torna alla sua vita coniugale con fervore e rassegnazione, ma ecco che Helène, donna meravigliosa che l’ha sempre appoggiato, muore in pochi mesi. Quest’ulteriore giro della storia, sembra condurci irreversibilmente verso la sepoltura di sentimenti e passioni; tuttavia, una coroncina di fiori blu sarà l’oggetto che rimetterà in totale discussione la sequenza degli eventi, essendo il dettaglio che porta alla rivelazione della vera autrice della meravigliosa lettera che la donna misteriosa avrebbe scritto a Hervé: Helène. Di colpo, un personaggio dal ruolo di silenzioso accompagnamento, assume tutt’altra importanza, rivelando un amore incondizionato, delicatezza e capacità strategica di commuovere e far muovere il marito, oltre ad aprire la porta su di una capacità passionale che il personaggio di Helène non aveva fatto sospettare fino al momento. E non solo: con questa scoperta, si rimette in discussione, in verità, anche l’interpretazione della storia che si poteva aver fatto fino a quel momento.

Quando decide di rinunciare per sempre alla donna misteriosa: “Hervé Joncour trascorse gli anni che seguirono scegliendo per sé la vita limpida di un uomo senza più necessità” perché rimette a posto la sua esistenza, aggiustandosi ai cardini della vita coniugale e sociale che ci si aspetta da lui. Ma quando si svela il gesto della moglie, “Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo, giacché, disegnato sull’acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita“; ed è proprio sul “lieve” che val la pena di soffermarsi, in quanto l’intricarsi di sentimenti e passioni mantenute occulte o impossibilitate, infine si è concretizzato in qualcosa che ancora non era quello che avrebbe dovuto essere. In definitiva, la passione c’è stata da parte dei tre personaggi del triangolo amoroso -ammesso che sia possibile definirlo così- ma in nessun caso è sfociata in alterazione dello status quo. Helène e la donna misteriosa sono uscite di scena senza mai aver affabulato, con tutto il loro scrigno di passioni e promesse di felicità, Hervé resta solo e appartato dal mondo, a sua volta con un baule di ricordi e avventure che ora sì, si sente disposto a condividere, concedendo di tanto in tanto narrazioni di qualche sua fantastica avventura a un pubblico meravigliato di bambini. Dopo la risoluzione del conflitto, l’equilibrio viene ritrovato, ma il protagonista non è più lo stesso uomo: ha vissuto una storia.

Rimando ai futuri post su Seta per gli approfondimenti tecnici sul romanzo.

Infine, una considerazione totalmente personale; devo ammettere che la mia prima lettura di Baricco non mi suscitò particolare simpatia. Comprendo che per alcuni questa mia affermazione potrebbe risultare poco meno che una bestemmia letteraria e ammetto che dietro il mio atteggiamento ci fosse quell’istintiva ribellione che mi porta a diffidare verso i “fenomeni” che tutti i tuoi amici ti consigliano caldamente di leggere (o di guardare, visto che siamo in epoche di serie di Netflix, più che di libri). Oggi, rileggendo Seta e studiandone forma, stile e struttura, credo di aver capito che a irritarmi fosse proprio l’uso della voce narrante; avevo l’impressione, infatti, che il narratore ne sapesse molto più di me, ma che mi trattasse con una certa aria di sufficienza, negandomi la comodità della descrizione e non mettendomi in una posizione privilegiata rispetto ai personaggi della storia. A mia discolpa posso solo dire che studiando, o leggendo molto, per fortuna uno supera l’infantilismo del lettore debuttante! (n.z.b.)

Foto di Jazmin Quaynor su Unsplash

Testi: Nadia Zamboni Battiston

Fonti: materiale del corso di scrittura di romanzo dell’Ateneu di Barcellona (Spagna)

Comments

2 risposte a “Tra le nebbie (1)”

  1. Avatar Il quadro senza cornice – TRADURRE E SCRIVERE

    […] già detto nel post precedente, Seta di Alessandro Baricco combina tutti gli elementi del grande romanzo epico, ovvero amore, […]

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